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Scrive Paola Stroppiana:
In maggio BABS, come anticipazione della personale dell’artista, ha scelto la Rosa Herida, un ciondolo in bronzo e smalto ispirato all’opera “Costellazione Vegetale”, per il progetto di beneficenza dedicato alla Fondazione Rava a sostegno e tutela delle donne, progetto che ha ricevuto un’ottima accoglienza di pubblico.
La mostra di Elizabeth, da sempre sensibile alla tematiche legate alla Natura, alla memoria, ala condizione femminile, al tema dell’“altro”, visto dalla prospettiva di chi, in prima persona, appartiene a due culture diverse e ha affrontato una migrazione fisica e culturale, è preziosa occasione per leggere in profondità il mondo immaginifico e profondamente emozionale dell’artista, a partire dalla sua capacità di misurarsi con tecniche differenti: disegno, fotografia, ma soprattutto scultura, realizzata in tessuti preziosi che ella stessa cuce, modella e ricama, e spesso dilata sino a dimensioni decisamente installative, in dialogo con l’architettura che le ospita, gallerie private e spazi pubblici.
Sculture che danno vita, con delicatezza e al tempo stesso incisività, ad un vero e proprio paesaggio dell’anima che trae ispirazione da fonti letterarie, sogni, riflessioni sulla condizione di continuo mutamento che l’essere umano è chiamato ad affrontare e che trovano nella sua arte la chiave lirica della metafora e dell’allusività, filtrata dalla poesia e dalla leggerezza di una pratica raffinata e complessa.
Una leggerezza che da materica si fa tematica: fiori delicati e sovradimensionati, fiammelle come tante piccole anime, ali impalpabili, alberi sinuosi e rami fitti di foglie, ma anche fili spinati inaspettatamente in morbido tessuto, capovolti nel loro significato respingente - dato per acquisito - come spine finalmente rese inoffensive.
Pare dunque coerente e particolarmente emozionante il passaggio dalla tessitura alla forgiatura in metallo prezioso di questo personale vocabolario: l’oreficeria, come la tessitura, porta con sé un linguaggio non verbale antichissimo, carico della forza espressiva e rituale di cui, da sempre, si fa portatrice: l’adornarsi è uno dei primi codici espressivi dell’uomo e come tale Elizabeth lo considera, riproponendolo con le visioni del contemporaneo a lei più prossime e che hanno formato il suo personale bagaglio culturale.
Da installativa l’opera diventa indossabile in un transfer naturale, a tratti inarrestabile e toccante, come una proiezione onirica che da scultura si fa talismano, protezione, dichiarazione poetica, affermazione di sé, e che ha nella scelta quotidiana di indossare una fiamma o tante piccole fiamme un segno di vita e passione, un’ala come un desiderio, una rosa, un filo spinato - reso innocuo e prezioso - come una dichiarazione di forza e di affermazione femminile, ma non solo: segni di una rivoluzione silenziosa e leggiadra, coraggiosa e densa di grazia e meraviglia.
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